Le strade di MarioUltime News

Una maratona sulle onde del mare: ResQ, una nuova nave per un vecchio sogno di accoglienza

di Carlo Noviello

Il progetto nasce da un piccolo gruppo di amici, professionisti di varia natura che, stanchi di vedere morire migliaia di migranti nel tentativo disperato di attraversare il Mediterraneo, cercando per sé e per i propri figli un domani migliore, hanno deciso di rompere il muro dell’indifferenza e provare a mettersi in gioco, con un solo obiettivo chiaro: restare umani.

Questo è quello che recita il prologo del progetto ResQ – People Saving People, che vede tra i suoi promotori l’ex magistrato Gherardo Colombo, già da tempo impegnato nell’opera meritoria di divulgare i principi della giustizia e della legalità con l’Associazione “Sulle Regole”.

Affidiamo a Corrado Mandreoli, vice presidente di ResQ, il compito di parlarcene:
“Le settimane scorse, nelle acque del Mediterraneo centrale, quattro naufragi hanno portato via almeno cento vite. Queste cento vite avrebbero potuto essere salvate? E le 1.283 vittime dell’ultimo anno? E le 19.164 vittime degli ultimi 5 anni?
Ecco perché abbiamo bisogno di mettere una nuova nave in mare, per poter salvare la vita a donne, uomini e bambini che rischiano continuamente di morire perché fuggono da guerre, fame e povertà, perché vogliono vivere, perché sognano un futuro.
Ecco perché nasce ResQ, semplicemente per salvare la vita ai naufraghi del nostro mare. Nasce ResQ perché chi dovrebbe essere in mare a impedire questa continua strage non c’è; il nostro Stato e gli stati Europei si sono ritirati, non solo, ma è stata portata avanti una campagna di criminalizzazione delle ONG, stravolgendo le leggi del mare e i trattati internazionali, è punito chi salva persone e non il contrario.
L’acquisto e la messa in mare di una nave attrezzata per il salvataggio è un’impresa pazzesca, servono tanti soldi, molti soldi. La nostra speranza e il nostro sogno è che questi soldi arrivino con piccoli contributi ma da tantissime persone, perché se saremo in tanti non solo potremo comperare la nave, ma potremo cambiare la politica del nostro Paese perché torni ad essere il paese dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione.”

Tanti perché in queste frasi di Corrado, ma l’unico grande perché che ancora attanaglia tutti noi è quale sia il motivo per cui sia necessaria una mobilitazione della società civile per dare delle risposte che, invece, riguarderebbero il semplice campo dell’umanità e che dovrebbero essere fornite per diritto.

Sperando di trovare quanto prima una risposta a questo semplice ma importantissimo interrogativo, in tanti hanno cominciato a darsi da fare, a cominciare da chi è già da anni nel Mare Nostrum a tentare di salvare vite, nonostante le stesse Istituzioni, quelle che dovrebbero garantire diritti, cerchino di impedirlo in nome di una presunta difesa dei confini.
Da qui prende vita questa bella iniziativa che è “Tra il dire e il mare: otto ore per fare una nave”, una maratona social per una raccolta fondi, che ha già visto l’adesione di numerosissimi personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport: Lella Costa, Mauro Biani, Giovanni Soldini, Ascanio Celestini, e tanti altri. Domenica 13 dicembre dalle 11 alle 19, sulla pagina Facebook di ResQ sarà possibile seguire questa lunga diretta, durante la quale si alterneranno i tanti aderenti, che spiegheranno il perché della loro scelta e di quanto ognuno di noi può, ma soprattutto deve, fare.

Il Mar Mediterraneo non deve essere un cimitero, non deve essere il luogo dove nascondere un’ipocrisia tutta occidentale, che si riempie la bocca di tante belle parole ma nulla fa: aiutiamoli a casa loro, prima gli italiani, non è vero che scappano dalle guerre, ci rubano il lavoro… Quante volte abbiamo sentito questi slogan? Tante parole che servono solo a nascondere il senso di vergogna che dovremmo provare per l’egoistica volontà di sfruttare il sud del mondo, non accettandone le tristi conseguenze.

Domenica percorreremo una delle strade che amiamo sempre citare e sarà una maratona come quella che i nostri fratelli sono costretti a compiere, attraversando pericoli, sfruttamento, violenza, con la speranza della nostra accoglienza.
Io ci sarò! E tu?

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