Le strade di MarioUltime News

Studio e disabilità, il mondo universitario vissuto in sedia a rotelle

di LAURA CICCIONI

Oggi voglio raccontarvi il mio percorso universitario e lavorativo, partendo dalla mia esperienza universitaria ad Urbino, città che ha accompagnato i miei studi tra nuove conoscenze, materie affascinanti, esami impegnativi e in generale tante piccole e grandi sfide. In molti mi hanno chiesto, nel corso degli anni, come avessi fatto ad affrontare in sedia a rotelle una città rinomata per le salite e il perché di questa scelta. Ma andiamo con ordine.L’ inizio di questa incredibile avventura ha una data ben precisa, il 5 febbraio 2013, giorno in cui mi sono recata all’ Open Day dell’Università assieme a delle amiche e alla mia educatrice.

Prima di quel giorno non immaginavo certo che il mio percorso potesse avere un futuro accademico e non avevo pianificato nemmeno una direzione precisa da seguire post- diploma: sapevo soltanto che volevo fare la scrittrice e la giornalista e quindi fare un mestiere legato alle parole e che raccontasse storie, nonostante le mie difficoltà e i miei problemi.  Quando però ho partecipato alla presentazione del corso di laurea in lettere ho capito che avevo trovato esattamente il mio posto nel mondo, vedendo concretizzarsi i miei sogni di bambina quindi ho deciso che non ci sarebbe stata una salita abbastanza ardua o una salita abbastanza impervia da impedirmi di fare quella facoltà. Urbino è una città dal sapore medievale rimasto intatto, un porto sicuro dove si respira cultura ad ogni angolo: vi sono arrivata animata da questi pensieri, dando vita ad anni indimenticabili. Quest’esperienza è culminata nel giorno della mia laurea triennale, il 7 febbraio 2018 e in quello della mia laurea magistrale, il 22 febbraio 2023, due parti di un traguardo da incorniciare.

Concluso questo capitolo della mia vita ho prima dato ripetizioni per poi iniziare la collaborazione con Volontàromagna, il blog dell’ omonima associazione che dà spazio al volontariato parlando di temi sociali e culturali; un percorso lavorativo che dura tuttora e che s’inserisce nel mio racconto come in un puzzle a incastro perfetto, permettendomi di realizzare la mia ambizione più grande. Desidero ringraziare la redazione per l’immensa disponibilità e per avermi fatto conoscere tante belle realtà, enti e iniziative locali. Quest’esperienza mi ha permesso inoltre di allenare una caratteristica importante, quella della sintesi, cosa non scontata per una come me che si dilungava un po’ troppo nello scrivere. Fare interviste per il mondo dell’ associazionismo, poi, mi ha permesso di raccogliere storie di persone al servizio degli altri, l’ideale per una come me che ama raccontarle. Insomma, alla fine posso dire, citando il romanzo “Salvamento”  di Francesca Zupin, “ Sono quello che sognavo di diventare”, e secondo me, non c’è consapevolezza più bella.

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