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La Strage di Bologna: 41 anni fa l’attentato alla stazione ferroviaria

di ANTONIO RAIMONDI

Oggi è il 2 Agosto, 41 anni fa, nel 1980 alle ore 10:25, accadde uno degli attacchi terroristici più infami che insanguinarono la storia della nostra Repubblica.

La strage di Bologna, un attentato commesso alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale, a Bologna, Emilia Romagna, in Italia. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto nel Paese nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della “strategia della tensione”, ideata per spingere lo Stato a instaurare lo stato di emergenza e la legge marziale, sospendendo i diritti democratici, e ordire un colpo di Stato per instaurare un nuovo regime fascista.

Uno dei più gravi attentati verificatisi negli anni di piombo, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974, quello con il maggior numero di vittime. Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), organizzazione terroristica neofascista, tra cui Valerio Fioravanti, Francesca Mambro. A lungo gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, sebbene fossero rilevati collegamenti con la criminalità organizzata (Banda della Magliana) e membri dei nostri servizi segreti (in concerto con la CIA, l’intelligence americana, in un ottica di contrasto al Partito comunista italiano e contro l’Unione sovietica, durante la Guerra fredda). Nel 2020 l’inchiesta della Procura generale di Bologna ha concluso che:

Paolo Bellini (ex Avanguardia Nazionale), esecutore insieme agli ex NAR già condannati in precedenza, avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, capo della loggia P2 (organizzazione eversiva, screditata e disconosciuta dalla Massoneria), Umberto Ortolani, banchiere della P2, Federico Umberto D’Amato, ex direttore dell’UAR (Ufficio Affari Riservati, sciolto nel 1978), e Mario Tedeschi, giornalista e direttore del quotidiano “Il Borghese”, individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori. Essendo questi ultimi ormai tutti deceduti, non potranno essere intraprese ulteriori azioni giudiziarie.

Nell’attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite.

Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi, per cui furono condannati Licio Gelli; Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza (agenti segreti iscritti alla P2), la sentenza finale del 1995 condannò Valerio Fioravanti e Francesca Mambro «come appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l’attentato di Bologna» e per aver «fatto parte del gruppo che sicuramente quell’atto aveva organizzato», mentre nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti e, nel 2020, quella di Gilberto Cavallini.

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