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Morti bianche: un dramma sempre più attuale

di Alessia Trovato

La Repubblica Italiana è una repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. E’ questo il primo articolo della nostra Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio 1948. Ma siamo sicuri che questo articolo venga applicato in maniera corretta nel 2024?

Emergono, infatti, dei dati molto preoccupanti per quanto riguarda il tema delle “morti bianche” o, più semplicemente, delle morti sui luoghi di lavoro. Secondo un rapporto stilato e pubblicato dall’osservatorio di Bologna, nel 2023 sarebbero decedute, mentre svolgevano la propria professione, 1476 persone. Il suddetto osservatorio dal 2008 fornisce questi dati, dopo la tragica scomparsa di sette operai che si trovavano all’interno dello stabilimento della ThyssenKrupp di Torino, avvenuta durante la notte tra il 6 e il 7 dicembre 2007. Annualmente sempre all’interno del suddetto documento vengono calcolati i decessi regione per regione. Secondo i dati, la Lombardia risulta la regione con il più alto numero di decessi (123 persone che hanno perso la vita).

Un tema spinoso sul quale è intervenuto anche l’osservatorio per la sicurezza sul lavoro e l’ambiente di Mestre, secondo cui i lavoratori più a rischio sono gli extracomunitari sprovvisti di documenti che lavorano in due settori molto importanti per la nostra economia: il settore dell’edilizia ed il settore agricolo. Si riporta che, molto spesso, svolgono le professioni lavorando in nero e subiscono minacce da parte del datore di lavoro il quale solitamente approfitta della loro condizione di clandestini minacciando il licenziamento e costringendoli a lavorare in condizioni inaccettabili.

Secondo il presidente nazionale del patronato Acli è necessario un investimento importante nella formazione alla prevenzione. Sarebbe auspicabile che dei corsi sulla sicurezza e prevenzione venissero inseriti anche nelle scuole, in modo tale da che la nuova forza lavoro conosca e capisca che in ogni categoria di lavoro esiste un rischio di infortunio, di malattia professionale, di morte. La maggior parte delle volte gli infortuni si sviluppano per due ragioni: nel primo caso strutture non adeguate, che si possono correggere con impianti sanzionatori o premiando le imprese che invece si impegnano; il secondo caso è causato dalle sottovalutazioni del pericolo, perché ci sono persone molto giovani che non conoscono i rischi, o viceversa molto esperte, che invece li sottovalutano.

Secondo il mio modesto parere il lavoro, se svolto in maniera corretta deve essere apprezzato e gratificato. L’ imprenditore deve mettersi a disposizione e garantire corsi di formazione sulla sicurezza e controlli più accurati in qualsiasi settore per evitare che il lavoratore che svolge un impiego saltuario o a tempo determinato o anche indeterminato possa ritrovarsi a subire conseguenze spiacevoli o addirittura perdere la propria vita. Non è accettabile che per la negligenza di qualcuno o la disattenzione istituzionale accada che un lavoratore esca di casa al mattino e non vi faccia ritorno la sera. Le morti sul lavoro hanno tutte un identità: hanno un nome, un cognome, genitori, coniugi, figli, non sono morti bianche sono nere, terribili, atroci.

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