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Gianni Minà, il giornalista che seppe raccontare i grandi della Storia

di Alessia Trovato

Addio a Gianni Minà, il giornalista che raccontò l’anima dei più grandi personaggi  senza utilizzare toni aggressivi. Da Mohamed Ali al  Dalai Lama e Gabriel Garcia Marquez fino a Che Guevara. Sono solo alcuni degli esponenti  del panorama internazionale, intervistati dal giornalista che più di chiunque altro possiamo definire poliedrico. Gianni Minà da sempre un giovane curioso.

I nonni paterni di origine siciliana, come ricorda nel corso  di una chiacchierata in uno dei suoi programmi, descrivendo la sua famiglia ha affermato: “vado molto fiero del mio cognome”. Nel 1959 Gianni Minà esordì e per i successivi 17 anni espletò l’attività di praticantato successivamente, nel 1981 venne assunto al TG2 prima come inviato e poi proseguì seguendo e  commentando otto volte i campionati del mondo, sette volte i giochi olimpici e tantissime volte i campionati di pugilato. Apprezzato conoscitore si cimenta nella conduzione di programmi che raccontano il Jazz in un modo particolare, realizzò una “ Storia del Jazz”.

Negli anni successivi diventerà anche ideatore, curando programmi di musica popolare, come ad esempio “ Caccia al Bisonte con Gianni Morandi. Insieme a Renzo Arbore fu ideatore di alcune tra le più celebri trasmissioni televisive.

Profondamente innamorato del Sud America e della cultura latino-americana, amava recarsi in quei luoghi dove trascorreva la maggior parte del tempo osservando i vizi e le virtù di quei popoli. Riesce, con la sua innata bravura, a  narrare con sarcasmo ed ironia le vicende di una cultura e delle città sudamericane, di Paesi come Venezuela, Argentina, Brasile e molti altri senza mai trascendere nella volgarità. La sua parola chiave: rispetto per la persona che si sta intervistando.

Negli anni ‘70 durante uno dei suoi viaggi descrisse la vita di uno dei personaggi più influenti della politica internazionale Fidel Castro. Si recò direttamente a Cuba e raccontò l’esperienza del comunismo con limpidezza e precisione. I momenti più salienti e  dettagliati furono descritti nel corso dell’intervista al leader cubano durata16 ore: un primato assoluto.

Realizzò anche molti reportage e documentari che gli permisero di conquistare molteplici riconoscimenti. Ricordiamo due nastri d’argento a Taormina per il documentario sulla  vita del pibe de oro dove racconta sia la vita, la carriera ed i periodi oscuri che hanno contrassegnato la sua esistenza, dall’ utilizzo di sostanze stupefacenti fino alla squalifica per doping è molto altro. Un immagine che ha catturato la mia attenzione , nel corso di un intervista rilasciata all’archivio Luce, il giornalista si racconta e si commuove parlando del suo rapporto con uno degli attori più rappresentativi della città di Napoli: Massimo Troisi. Riferendosi proprio all’artista partenopeo, ha dichiarato: “io definisco Massimo Troisi mai banale, non sapeva parlare bene in italiano ma era un intellettuale intelligente, una delle persone più intelligenti che io abbia mai conosciuto. Odiava la comicità banale, gradiva, invece, colloquiare con le persone con uno spiccato senso dell’umorismo”.

Il giornalista deve raccontare quello che succede non giudicare. Il mestiere del giudice è un altro. Gianni Minà

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