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“IL NOSTALGICO”, i fumetti di Benito Jacovitti: da Cocco Bill al celebre Diario Vitt

Oggi parleremo sul Nostagico di una delle più importanti figure del fumetto italiano del Novecento;

Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 9 marzo 1923 – Roma, 3 dicembre 1997)
è stato un fumettista italiano autore di celebri personaggi dei fumetti come Cocco Bill e Cip l’arcipoliziotto, di romanzi grafici come Kamasultra e del celebre Diario Vitt, edito dal 1949 e che fra gli anni sessanta e settanta arrivò a vendere decine di migliaia di copie.

Viene riconosciuto come uno dei più importanti autori di fumetti italiani del Novecento, caratterizzato da una vasta produzione dallo stile personale e particolareggiato con dettagli surreali – come i salami o i vermoni – che ne rappresentano uno degli aspetti identificativi più noti.
Jacovitti, non allineato al conformismo culturale degli anni settanta che, con l’infondata accusa di essere fascista, gli precluse qualche collaborazione con alcune testate, è entrato poi a pieno titolo nella storia del fumetto italiano, soprattutto grazie alla forma caricaturale dei suoi personaggi.
La sua opera ha riscosso il plauso della critica e si è intrecciata spesso con la storia italiana.

La caratteristica forma anatomica dei piccoli personaggi ai quali ha dato vita sulla carta, la loro espressione a volte gioiosa, a volte grottesca, i suoi salumi e affettati, serpenti e lumaconi che guardano con ogni tipo di espressione, nonché tanti altri oggetti i più diversificati e sparsi nei posti più impensati, lo hanno reso popolare al grande pubblico.

Alcuni suoi personaggi sono stati protagonisti di caroselli televisivi negli anni sessanta e Cocco Bill è stato protagonista di una serie animata nel 2001.

*Biografia

Nacque a Termoli, in provincia di Campobasso, il 9 marzo 1923 da madre di origine albanese e padre ferroviere e operatore cinematografico.
All’età di sette anni iniziò a mostrare interesse per i fumetti.

Nel 1939, ancora sedicenne, esordì come autore, pubblicando vignette umoristiche per la rivista satirica fiorentina “Il brivido”;
nel 1940 disegnò la storia a fumetti “Pippo e gli inglesi” che lo fece subito notare, procurandogli la collaborazione quasi trentennale per il settimanale “Il Vittorioso” dell’editrice cattolica AVE, che l’avrebbe fatto conoscere a tutta l’Italia.

Sempre per l’editore del Vittorioso incominciò nel 1949 a realizzare una serie di diari scolastici destinati a divenire oggetti di culto e che verranno realizzati per oltre trent’anni, il “Diario Vitt”, pubblicazione annuale con vignette, illustrazioni e fumetti interamente realizzati dall’autore e stampato fino al 1980, quando, a seguito della pubblicazione di un’opera con leggere sfumature erotiche, si interruppe la collaborazione con l’editore di ispirazione cattolica.

Sempre negli anni quaranta iniziò a collaborare con un altro settimanale cattolico, “Intervallo”, che nella sua breve vita editoriale pubblicò nel 1945 la storia satirica a puntate “Pippo e il dittatore”, nella quale compaiono personaggi già noti.
Sul Vittorioso disegnò decine di personaggi di sua invenzione, come la signora Carlomagno, Mandrago il mago e l’onorevole Tarzan.
Nel 1957 incominciò a collaborare con il “Giorno dei ragazzi”, pubblicando alcuni dei suoi personaggi più famosi come Cocco Bill e Gionni Galassia, per poi passare per un decennio sul “Corriere dei Piccoli” e sul “Corriere dei ragazzi”, dove pubblicò Zorry Kid, Jack Mandolino, Tarallino e molti altri.
Sempre per “Il Giorno” creò tre personaggi romani, Tizio, Caio e Sempronio, che si esprimono nel più maccheronico dei latinorum, mentre per Il Giorno dei Ragazzi (allegato settimanale del quotidiano, grazie al quale la tiratura aumentava di circa 40/50 000 copie) diede vita alla saga di Tom Ficcanaso, giornalista detective protagonista di molte storie, Gamba di Quaglia, Chicchirino e Microciccio Spaccavento.
Anche sul quotidiano erano famose le sue tavole a pagina intera nell’ultima pagina a colori sulle edizioni del lunedì, mentre sul Giorno della Donna nacque Lolita Dolcevita e sul quotidiano Elviro il Vampiro e la storia a strisce di Baby Tarallo.

Nei primi anni cinquanta fu anche collaboratore del Quotidiano, giornale dell’Azione Cattolica, per il quale produsse vignette satiriche legate all’attualità politica dell’epoca.
Dalla fine degli anni quaranta collaborò anche con “Il travaso delle idee”, nel quale, insieme a Federico Fellini, diede luogo alla storia anticomunista su “due compagni” che dovette abbandonare per resistenze da parte dell’editrice AVE del Vittorioso («il grande Jacovitti – gli dissero – non può collaborare con un giornaletto del genere») e quindi Jacovitti continuò con lo pseudonimo di “Franz” mentre poi, dal 1957 al 1960, realizzò tre storie a fumetti, Sempronio, Pasqualino Rififì e Alonzo.

Fra le opere più famose del periodo c’è una sua interpretazione di Pinocchio, da lui ripreso in diverse occasioni e oggetto di sperimentazioni stilistiche e creative e, con le parole del critico Gianni Brunoro,

«Fra tutti, solo Benito Jacovitti, ben noto con gli pseudonimi Lisca di Pesce o anche Jac, obbedì più di una volta al richiamo di questa chimera narrativa, ricreando ogni volta ex novo la visuale del suo approccio.
Una lunga avventura protrattasi per quasi quarant’anni».

L’autore ritornò sul soggetto quattro volte: la prima durante la seconda guerra mondiale per La Scuola, casa editrice di Brescia, che pubblicò l’opera nel 1945;
seguì una versione a fumetti pubblicata dal Vittorioso tra dicembre 1946 e luglio 1947;
la terza dopo circa vent’anni sempre per la casa editrice AVE del Vittorioso e pubblicata nel 1964, una serie di tavole a corredo di una edizione di Pinocchio, come nella prima versione del 1945;
infine quattro tavole realizzate negli anni settanta e dove l’autore fa interagire il personaggio con quelli di sua creazione.

Negli anni sessanta si è impegnato anche nella pubblicità televisiva realizzando caroselli con alcuni suoi personaggi come Coccobill e Zorry Kid per l’olio Teodora e Pecor Bill per la Lanerossi Vicenza;
realizzò inoltre centinaia di campagne pubblicitarie e cartellonistica politica, come autore schierato per i Comitati Civici, con numerosi poster di natura satirica.

Nella seconda metà degli anni sessanta tenne una rubrica fissa sul settimanale “L’Automobile”, incentrata sul personaggio di Agatone, ovvero una parodia dell’automobilista medio.
Continuò anche il lavoro con il Corriere dei Piccoli dal 1968 al 1982 dando vita a Zorry Kid, Jak Mandolino – personaggio ripreso dal Vittorioso e modernizzato dalla presenza della spalla Pop Corn -, Tarallino, Checco e continuando con la pubblicazione di Cocco Bill.

Collaborò per breve tempo nel 1974 anche con la rivista “Linus”, dove creò prima Gionni Peppe e poi Joe Balordo e nel 1981 due storie incentrate su Joe Balordo, scalcinato investigatore privato, con tocchi goliardamente erotici assenti generalmente dalla sua produzione a parte quando nel 1977 pubblicò sulla rivista per adulti Playmen, Kamasultra, realizzato insieme a Marcello Marchesi, una storia a fumetti nella quale, con il suo caratteristico stile, inserisce espliciti temi sessuali seppur in modo accennato e caricaturale.
In un’intervista di fine anni settanta l’autore racconta le costrizioni della censura sul suo lavoro giovanile giunta fino a imporgli delle figure femminili asettiche, in perfetta antitesi con la sua tendenza a esagerarne gli attributi.

Nel 1978 iniziò la sua ultima collaborazione con una testata periodica, “Il Giornalino”, il quale continuò anche dopo la sua morte a realizzare storie sul suo personaggio più famoso, Cocco Bill, realizzate dal suo allievo Luca Salvagno.
Negli anni novanta, ormai anziano, si fece aiutare per le inchiostrature delle tavole da un giovane autore svizzero, Nedeljko Bajalica, che lo seguirà fino agli ultimi giorni prima come assistente e poi come coautore nella serie RAP realizzata per la “Balacco Editore”.

Nell’ultimo periodo della sua attività ha illustrato il libro “Tredici favole da raccontare” di Lucia Spezzano.
Il maharaja e il saggio, La lepre e la talpa, Il rospetto dello stagno incantato, ecc., questi personaggi, ideati da Lucia Spezzano, sono stati gli ultimi sui quali si è impegnato realizzando tredici tavole in ciascuna delle quali concentrò un’intera favola in una sola immagine.

Oltre che sulle molte riviste, le opere dell’artista sono state poi pubblicate in volumi antologici.
Inoltre dal 1994 al 2001 venne pubblicata la rivista Jacovitti Magazine, completamente incentrata sull’opera dell’autore che ha ristampato gran parte della sua produzione fumettistica.

Morì a Roma il 3 dicembre 1997 poche ore prima della moglie Floriana Jodice.
Venne seppellito nel cimitero del paese di Romola (San Casciano val di Pesa, Firenze), città d’origine della famiglia della moglie.

*Premi e riconoscimenti

-Nel 1991 lo scrittore Fulvio Abbate volle curare una sua mostra di tavole originali alla Galleria La Nuova Pesa di Roma, fra i primi riconoscimenti all’autore. In quella circostanza Cesare Medail scrisse sul Corriere della Sera che “la sinistra ha finalmente riabilitato Jacovitti”.

-Nel 1992 ha ricevuto il Premio Yellow Kid “una vita per il cartooning” al Salone Internazionale dei Comics.

-Nel dicembre del 1994 il Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro gli conferì il titolo di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana.

-Nel luglio 1971 vinse il Trofeo di Palma d’Oro al Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera

-Il liceo artistico di Termoli è intitolato a Benito Jacovitti.

-A Termoli, sul corso Nazionale, è installata una statua in suo onore.

-Jacovitti – Autobiografia mai scritta/Raccolta da Antonio Cadoni, volume che ripercorre attraverso vecchie interviste la vita e l’arte dell’autore, arricchito da una vasta e dettagliata bibliografia.

-Tutto Jacovitti, mostra con una serie di tavole originali in occasione del ventennale dalla scomparsa dell’autore e in contemporanea all’anniversario dei sessant’anni dalla creazione del personaggio di Cocco Bill, nel Palazzo Mathis a Bra (Cuneo), dal 30 giugno al 27 agosto 2017.

-Il teatrino perpetuo, mostra retrospettiva dedicata all’autore dal 25 novembre al 5 gennaio 2018, in occasione del Festival BilbOlbul di Bologna.

*Stile e influenze

Dal punto di vista stilistico Jacovitti subì l’influenza di Elzie Crisler Segar, padre di Braccio di Ferro e quella dell’autore svizzero Walter Faccini.
I testi dei suoi fumetti sono spesso accostati con intento elogiativo ai nuovi termini entrati nel linguaggio comune, ma al contrario gli è stata mossa l’accusa secondo la quale i suoi disegni surreali, che a volte sconfinano nel paranoico, rappresentano scene eccessivamente violente.

«Qualcuno brontolò perché, per esempio nelle storie western, c’era qualche ammazzamento. Ma sarà violenza quella in cui il morto fa un paio di capriole, entra nella cassa e cammina per il cimitero con mani e piedi che gli escono dai legni?»
(Benito Jacovitti, in un’intervista al Corriere della Sera del 22 novembre 1992)

Il caratteristico tratto dinamico e veloce, apparentemente “di getto”, si rivela, ad un’attenta osservazione, realizzato per piccoli frammenti e con grande cura: ogni linea delle sue tavole appare infatti ripassata più volte con un tipico tratto estremamente fine.

Lo “stile Jacovitti” ha ispirato molti fumettisti, tra questi il famoso e coevo Francisco Ibáñez molto noto in Spagna per aver creato i personaggi di “Mortadelo y Filemón”.

*Lo Jacovitti Club

Nel 1993 su iniziativa di un suo fan, Edgardo Colabelli, nasce lo Jacovitti Club del quale Benito Jacovitti divenne subito presidente.
In oltre dieci anni di attività il Club annovera oltre 600 associati in tutto il mondo e molte autorità si iscrivono al Club e ne leggono le divertenti pubblicazioni.
Tra gli iscritti figurano Vittorio Sgarbi, Sergio Zavoli, Demetrio Volcic, Alfredo Biondi, Sergio Bonelli, Oscar Luigi Scalfaro.

Organo ufficiale dello Jacovitti Club è lo “Jacovitti Magazine”, rivista patinata anche a colori di grande formato.
Il Club pubblica anche un libro intitolato “Il Salgarone”, dedicato ai romanzi di Emilio Salgari liberamente interpretati con oltre 300 disegni di Jacovitti, e tre poster giganti e due portfoli a tiratura limitata.
Sono inoltre stampate due serie di cartoline tirate a sole 500 copie.

Viene inoltre istituito il Premio Internazionale “Lisca di Pesce” vinto tra gli altri da Silver, Giorgio Cavazzano, Corrado Mastantuono, Luciano Bottaro, Luca Salvagno e Silvia Ziche. Il Club è ora presieduto dalla figlia di Jacovitti, Silvia.

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