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Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia

di ALESSIA TROVATO

Vi racconto l’omicidio del Giornalista Beppe Alfano.

Una vicenda che ha sconvolto Barcellona Pozzo di Gotto, una ridente cittadina della provincia di Messina, l’omicidio del giornalista Beppe Alfano: nato il 4 Novembre del 1945 a Barcellona Pozzo di Gotto, dove frequenta gli studi sino alla maturità, si iscrive all’Università di Messina alla facoltà di economia e commercio.

Dopo la morte del padre, abbandona gli studi per trasferirsi in provincia di Trento. Lì troverà lavoro come insegnante di educazione tecnica. Rientrato in Sicilia, insegnerà in un istituto di Terme Vigliatore, paesino limitrofo a Barcellona.

La sua passione per il giornalismo lo portò a collaborare con alcune emittenti radiofoniche locali e successivamente con due televisioni private: canale 10 e Telenews, proprio in questa emittente svolge il ruolo di cronista, e contemporaneamente collabora per la testata “ la Sicilia” di Catania.

Nella sua carriera, non aveva mai voluto conseguire il patentino da giornalista, per protesta contro l’istituzione del seguente Albo. Gli venne concessa l’iscrizione all’Albo dei Giornalisti Pubblicisti, dopo la morte. Si occupa prevalentemente degli appalti del comune di Barcellona, del malaffare locale, massoneria, e inizia un’inchiesta su un centro di riabilitazione del luogo molto rinomato, dando fastidio con i suoi articoli tendenziosi e provocatori, nei quali si asserisce che i fondi di questo centro , che dovevano essere accreditati sia per gli stipendi che per migliorare le condizioni della struttura , venivano utilizzati in altro modo. Per queste sue rivelazioni, viene aperta un’inchiesta, che portò all’arresto dell’allora Presidente Antonino Mostaccio, il quale venne assolto successivamente con formula piena, per non aver commesso il fatto. Beppe Alfano fu ucciso la sera dell’8 Gennaio 1993, sotto casa sua , mentre si trovava all’interno della sua auto. Tra le ipotesi più accreditate inizialmente, si pensava che fosse stato ucciso per debiti di gioco o un delitto passionale. Le indagini, successivamente, portano gli inquirenti verso la pista dell’omicidio di stampo mafioso. Secondo le forze dell’ordine Alfano aveva scoperto il covo utilizzato dal boss Nitto Santapaola a Barcellona. I traffici legati alla malavita cittadina. Egli conservava minuziosamente, gli appunti, le fotografie e tutto il materiale che aveva reperito durante le sue indagini. Nel suo studio, da dove vennero prelevati la sera stessa del delitto, e, che secondo la figlia Sonia ed il legale della famiglia Fabio Repici, non sarebbero mai stati restituiti.
Contenevano informazioni riservate che nel corso degli anni non sono mai trapelate e che rivelerebbero la causa reale dell’omicidio. Per il suddetto delitto fu arrestato, dopo la deposizione di un pentito, un giovane barcellonese, condannato in qualità di esecutore materiale dell’omicidio a 13 anni di reclusione. Successivamente la Cassazione annulla la condanna per difetto di motivazione rinviando gli atti alla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, il presunto esecutore verrà scarcerato ma successivamente la Corte D’Appello confermerà la condanna a 21 anni e sei mesi e l’imputato sarà nuovamente arrestato.

Condanna invece a trent’anni, il mandante dell’omicidio, accusato da molti pentiti. In seguito dal Tribunale di Catania, giunge una importante informazione: un pentito di spicco catanese, accusato di circa ottanta omicidi, tra cui quello del giornalista Pippo Fava, rivelerà che Cosa Nostra aveva ordinato l’omicidio di Beppe Alfano, perché aveva scoperto che dietro il commercio di agrumi, si nascondeva il malaffare.

A questo punto, sembrerebbe che la Giustizia abbia garantito, esecutore e mandante.

Ma la famiglia ed in prima persona, la figlia, Sonia Alfano, nel perseguire la ricerca della verità sulla morte del padre, ha fondato l’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, un organizzazione creata dai familiari delle vittime di mafia, per ottenere che le vittime siano tutte uguali davanti alla Legge.

Una pagina triste della storia della mia città.

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