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I Fratelli Cervi, una storia da non dimenticare…

di MARINELLA MARINO

Ragazzi partigiani uccisi dai fascisti 80 anni fa, ecco chi erano i fratelli Cervi. Sette fratelli, vennero fucilati il 28 Dicembre 1943. È importante non dimenticare. Proprio 78 anni fa, al poligono di Reggio Emilia, gli spari dell’esecuzione che uccise i sette fratelli Cervi più l’ex repubblicano convertito all’antifascismo, Quarto Camurri, segnano l’esordio delle stragi della neonata Repubblica di Salò, regime al servizio della Germania nazista.

Un gesto preoccupante, abominevole e truce che rivelò il volto del fascismo morente. La famiglia Cervi, dalle solide basi cattoliche era antifascista fin dagli anni 30, gli anni del massimo consenso al Mussolini trionfante. Il 25 luglio del 1943, alla caduta del Duce, offrirono la pastasciutta a tutto il paese e dopo l’armistizio dell’8 settembre, presero le armi cominciando ad organizzare la Resistenza tra l’Appennino e la pianura dove si stavano formando i primi gruppi “Gap” (Gruppi di azione patriottica) con modalità di guerriglia e spionaggio. I Cervi sono contadini autodidatti per i quali la cultura e la conoscenza si traducevano anche nello sperimentare tecniche nuove di coltivazione nel podere dei “Campirossi”. Furono i primi ad usare il trattore, “la macchina del futuro”, come lo chiamavano e ad introdurre una gestione innovativa della stalla. Anche in politica, assieme a Didimo Ferrari fondano una biblioteca popolare per stimolare i contadini ad emanciparsi e si oppongono all’ammasso imposto dal fascismo ai prodotti della campagna. Il loro attivismo li porta ad esporsi troppo. La famiglia resta piuttosto isolata ed è forse per questo che diventa un bersaglio relativamente facile per i fascisti. Il podere dei “Campirossi” è nell’inverno del 1943 una meta di oppositori al regime dei soldati sfuggiti al giogo tedesco e renitenti alla leva di Salò nonché di militari stranieri sfuggiti dalla prigionia.

Il 25 novembre, un battaglione fascista circonda la casa dei”Campirossi”, incendia stalla e fienile e pone l’assedio. Dalle finestre i Cervi tentano una inutile difesa. In casa ci sono cinque donne e dieci bambini, al piano superiore, oltre ai sette fratelli e a Camurri, sono asserragliati Dante Castellucci, il futuro comandante partigiano “Facio”, il russo Anatolij Tarassov e tre soldati alleati : i sudafricani John Peter De Freitas, Jeppi, John David Bastiranse, Basti, più l’irlandese Samuel Boone Conley.

Per i Cervi e Camurri c’è il carcere duro di San Tommaso a Reggio Emilia. A loro carico ci sono azioni partigiane come l’assalto ad una caserma sui monti reggiani di Toano, il disarmo dei carabinieri a San Martino in Rio e uno fallito al segretario del partito fascista locale Giuseppe Scolari. A poco più di tre mesi dall’otto settembre la vicenda Cervi si conclude con gli spari dei moschetti repubblichini.

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