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Il calcio al tempo del coronavirus

di Carlo Noviello

È di questi giorni la notizia del contagio da Covid-19 del giovane calciatore della Juventus Daniele Rugani. Forse solo questo evento potrà far comprendere al mondo del calcio di non vivere in un universo parallelo.
E pensare che il calcio nostrano è ancora in pieno caos sul da farsi in seguito all’emergenza da coronavirus. Basti solo pensare alla diversità di trattamento e di disposizioni tra le leghe, prima della sospensione definitiva. Partite rinviate in A, oppure giocate senza pubblico, e partite regolarmente giocate in B, spesso con un pubblico presente e magari proveniente da zone sensibili.
Il paradosso di un’Italia completamente bloccata da un lato e, di contro, il pallone che sembra vivere in un mondo tutto suo: partire rinviate a singhiozzo, stadi chiusi a tratti, trasferte concesse ad alcune tifoserie e non ad altre. Tutto pur di non rinunciare alle gare e questo soltanto per un triste tornaconto economico, mettendo a rischio anche la salute degli stessi protagonisti.
La vicenda Rugani insegna! Aver giocato la partita Juve-Inter soltanto pochi giorni fa significa aver messo a rischio i compagni di squadra del giovane, oltre agli avversari e a tutti coloro che erano presenti all’Allianz Stadium nel pieno delle loro funzioni professionali.
E anche il resto d’Europa sembra non rendersi conto dell’emergenza, non solo le autorità politiche che glissano sull’argomento, nonostante i casi si stiano moltiplicando anche nei loro confini, ma anche le autorità calcistiche dell’UEFA. Anche in questo caso, infatti, la confusione regna sovrana: solo martedì si è giocata Valencia – Atalanta, con la storica qualificazione della Dea, rinviate invece le partire di Europa League di Roma e Inter, rispettivamente con Siviglia e Getafe, ma ancora nessuna notizia di Barcellona – Napoli di Champions. Nel mentre, le notizie di altri atleti contagiati si susseguono.
Insomma, il calcio non perde occasione per dare il peggio di sé. Un vero peccato per tutti quanti credono e desiderano ancora che sia solo uno splendido sport.

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