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Meloni: lo scherzo telefonico costa caro, il capo dell’ufficio diplomatico si dimette

di ANTONIO ZITO 

Da alcuni giorni sui giornali si è diffusa la notizia dello scherzo fatto da due comici russi alla Premier Giorgia Meloni il 18 settembre e diffusa dalle televisioni russe e di altri paesi, inclusa adesso ormai inevitabilmente anche l’Italia, in cui i due comici , chiamati col nome d’arte di Vovan e Lexus si sono spacciati per un alto funzionario dell’Unione degli stati africani per circa cinque minuti. La vicenda di cui la Premier ha parlato anche in parlamento è subito stata occasione di critiche verso la maggioranza di Governo, il quale si è però unito in difesa del Premier pretendendo però da subito che si trovasse un responsabile di tanta leggerezza , cosa che puntualmente è avvenuta con l’acquisizione delle sue responsabilità da parte del capo dell’ufficio diplomatico Francesco Talò, che ha fornito le sue dimissioni.

La griglia che doveva filtrare le possibili informazioni che arrivano al Presidente del Consiglio è stata superata con abilità dai due comici e dai loro collaboratori che non sono nuovi a imprese di questo genere ma nel corso della conversazione telefonica fake la Premier ha parlato delle vicende internazionali dicendo però le stesse cose da lei già affermate in vari discorsi pubblici, cosa che spinge a ridimensionare le critiche delle opposizioni. La stessa Meloni, però, in giornata ha ammesso le proprie responsabilità, parlando di grave leggerezza e danno per la nazione.

Viene però il sospetto che tutta questa polvere sollevata su questa piccola beffa serva alla lunga a nascondere nella nostra nazione problemi vari a cominciare dalla ormai imminente riforma istituzionale che prevede tra l’altro l’elezione diretta del premier, cosa sgradita all’opposizione. Sembra perciò che questa beffa sia proprio molto piccola, specialmente in una democrazia come quella italiana molto diversa da quella a carattere più repressivo che c’è ancora oggi in Russia, nonostante i pur grandi miglioramenti avvenuti dopo la caduta del comunismo, dove un fatto del genere sarebbe costato molto caro ai beffati.

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