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RITRATTI: Frate Biagio Conte, una vita al fianco degli ultimi…

di ALESSIA TROVATO

“Una società che lascia indietro i più poveri non può considerarsi una società giusta“, il monito di Frate Biagio Conte, occhi profondi animo nobile, scomparso lo scorso 12 gennaio a 60 anni. Un educazione severa, famiglia benestante, figlio di imprenditori, poi improvvisamente la conversione.

Tutto iniziò una sera mentre cenava con i suoi familiari nella sua città natale, Palermo. Osservò in televisione delle immagini che gli rimasero impresse nella sua mente toccarono profondamente “le corde del suo cuore mutando completamente il suo Modus Vivendi. Come dichiarò lui stesso ai microfoni di una trasmissione” i bambini del terzo mondo non mangiano, andai a letto talmente rammaricato che trascorsi una notte inquieta, la mattina successiva mi svegliai e scrissi una lettera comunicando la mia decisione: dovevo intraprendere un cammino di fede per riscoprire quest’ultima. Una scelta estremamente bizzarra visto che da giovane Biagio era circondato dal materialismo.

Inizialmente, percorre a piedi l’intera zona del palermitano concentrandosi maggiormente su quelle limitrofe ed interne provando una sensazione stupenda. Successivamente, conduce una vita in completa solitudine e seguendo l’esempio di San Francesco, pur professando i principi e i dettami del Laicismo, scelse di condurre una vita come eremita promulgando la “cultura” dell’evangelizzazione recandosi proprio in quei luoghi. Una volta giunto ad Assisi nei primi anni 90, incontra pellegrini, molti giovani con problemi di tossicodipendenza, barboni ammalati ed inizia a vivere come loro. Non chiedendo nulla conoscendo semplicemente le loro storie e non sottovalutando la loro interiorità. “Fratelli” così li chiamava, perché per lui erano solo persone da sostenere anche con un sorriso. Non avendo notizie i suoi genitori preoccupati si rivolsero alla trasmissione “Chi l’ha visto nel 1993“, una volta rientrato a casa come promesso nel corso della diretta, saluto’ i genitori e comunicò loro il suo più grande desiderio. “Gradirei andare nel continente africano per proseguire il mio cammino e sostenere gli abitanti che vivono lì e conducono una vita meno agiata”.

Ma purtroppo proprio in quel periodo i suoi genitori gli confessano di versare in gravi difficoltà economiche e cosi nel momento in cui apprese la notizia decise di sostenere i genitori per un breve periodo riprendendo a lavorare all’interno dell’azienda di famiglia. In seguito, si stabilì nel capoluogo siciliano conducendo una vita di stenti all’interno della Stazione Centrale. Visse accanto agli ultimi pernottando per terra e condividendo cibo e soprattutto ascoltando le loro voci. Non contento, e desideroso ogni giorno di più di voler prendersi cura di coloro che soffrono, decide di protestare al fine di ottenere un sostegno concreto da parte delle autorità locali e regionali e molte altre.” Una battaglia continua che rappresenta delle piccole conquiste. Infatti negli anni successivi fonda “La missione di speranza e carità”. Una realtà composta dalla realizzazione di tre case di accoglienza dove attualmente vengono ospitate più di mille persone, tra anziani, giovani e padri di famiglia che hanno perso il lavoro ed extracomunitari. All’interno di queste abitazioni si possono svolgere differenti attività come preparare il pane in modo artigianale. Inoltre le tre case famiglia possiedono dei dormitori dove l’utente indistintamente dalla nazione da cui proviene, viene accolto per effettuare un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. All’interno vi sono figure preposte (psicologa, assistenti sociali, volontari che effettuano anche un servizio notturno) per garantire maggiore disponibilità e per rispondere in modo esaustivo ad ogni esigenza e fornire una prospettiva futura dignitosa anche a chi pensa di non poter andare avanti. Sono trascorsi tanti anni siamo nel 2014 quando Fratel Biagio si reca come un qualsiasi pellegrino da sua santità papa Francesco. Nel corso del suo percorso, una delle tappe scelte come punto di ristoro: la mia città Barcellona Pozzo di Gotto. Più precisamente in visita all’interno della Basilica dedicata al Santo Patrono, San Sebastiano Martire. “Un incontro che ricordo con particolare emozione” ha Affermato Padre Tindaro Iannello, nell’intervista rilasciatami lo scorso giovedì 25 gennaio per i lettori di Paperboy e ascoltatori di Radio Salerno Village.

Inoltre alle domanda qual è il ricordo più bello che ha? Qual è il gesto più bello che porta nel cuore? Il parroco visibilmente commosso ha risposto: non potrò mai dimenticare né il sorriso cosi come l’abbraccio. Il messaggio di Frate Biagio accompagnerà tutti coloro che operano nella carità, un esempio di Amore fraterno incondizionato che che viene donato a prescindere, sconfiggendo qualsiasi tipo di discriminazione. Un esempio di vita”.

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