di ALESSIA TROVATO
Bullizzato dai compagni ennesima vita spezzata di chi è la colpa? ” Buon viaggio Paolo ” ,uno striscione semplice con pochissime parole per ricordare Paolo Mendico giovane quattordicenne che si è tolto la vita all’interno della sua camera lo scorso 11 settembre, il giorno prima del rientro in classe nel comune di Santi Cosma e Damiano, un piccolo centro in provincia di Latina. Un’intera comunità sconvolta, attonita per quanto accaduto. Presenti più di mille persone alla fiaccolata organizzata in sua memoria sabato scorso, 20 settembre, un corteo silenzioso che vale più di tante parole.
Candele accese per esprimere il loro dissenso contro questa morte ingiusta. Secondo quanto si apprende il ragazzo, vittima di bullismo sin dalle scuole elementari, frequentava l’istituto Pacinotti e già negli anni precedenti aveva ricevuto vessazioni ed insulti da parte dei suoi coetanei, per questo motivo aveva cambiato molti istituti.” Paolo non voleva rientrare a scuola” ha affermato nel corso di un’intervista, rilasciata al programma ” La Vita in Diretta ” ,visibilmente sconvolta la madre di Paolo Mendico, inoltre la donna ha aggiunto: mio figlio era un ragazzo buono, abbiamo presentato 15 segnalazioni alla dirigente scolastica la quale non ci ha mai risposto“. Nelle scorse ore la replica della preside dell’istituto: “A noi non risulta che Paolo sia stato picchiato, inoltre, la nostra psicologa non ha riscontrato alcuna criticità, ha aggiunto la dirigente dell’Istituto Pacinotti. La procura di Cassino ha aperto un’inchiesta contro ignoti per “istigazione al suicidio”. Sequestrati tutti i dispositivi appartenuti appartenuti al giovane tra cui il computer ed i cellulari ed i profili WhatsApp e Facebook sono stati visionati per accertare ulteriori coinvolgimenti.
Dagli ultimi messaggi scambiati in un gruppo formato dai compagni di classe, scambiati la sera precedente, all’interno di una chat, che Paolo commettesse l’atroce gesto, sembra che il ragazzo avesse espresso il desiderio di potersi sedere al primo banco, richiesta peraltro accettata dai componenti dello stesso gruppo senza alcuna esitazione. Poche ore dopo la scomparsa di Paolo. Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara, ha disposto un’ispezione all’interno dei due istituti frequentati precedentemente dal giovane per procedere con ulteriori verifiche. Sono stati ascoltati alcuni testimoni: compagni di scuola, famiglie, genitori e psicologici.
Mi chiedo: come mai tutte le segnalazioni inviate dai genitori non sono mai state visionate dalla preside che si declina da ogni responsabilità? La psicoterapeuta che gestiva il centro d’ascolto frequentato anche dai ragazzi che avevano “preso di mira “Paolo, giovane rispettoso ed educato ma fragile che magari per timidezza o vergogna non si confidava con nessuno, ha mai richiesto un incontro con i genitori per capire il disagio profondo che il ragazzo avvertiva quotidianamente? E come mai la dottoressa non ha condotto delle indagini approfondite per evitare che Paolo potesse pensare di compiere un gesto così estremo? Credo che tutti gli istituti frequentati dal ragazzo debbano assumersi le proprie responsabilità. Un’altra questione che vorrei analizzare, l’assenza ai funerali di Paolo sia dei compagni che dei genitori di questi ultimi, solo un compagno di classe presente alle esequie, gli altri hanno dimostrato indifferenza totale verso un ragazzo che aveva solo bisogno di comprensione e di essere ascoltato. In che società viviamo? In una società dove il rispetto si sta perdendo e non è più considerato un valore, io lo considero un valore universale che spero ritorni ad essere considerato tale. Paolo proteggici da lassù ed adesso vola lì con la tua chitarra e suona insieme agli angeli del paradiso.


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