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Scompenso cardiaco, in 30 anni mortalità dimezzata

di Marinella Marino

Quando, nel 1995 cominciammo a raccogliere dati nei pazienti con scompenso cardiaco cronico, la mortalità era più del doppio. Oggi è di circa il 5%. A sottolinearlo è Aldo Maggioni, direttore del Centro Studi Anmco, l’associazione nazionale Medici cardiologi ospedalieri, nel corso del cinquantaseiesimo congresso nazionale di cardiologia dell’associazione, il più importante evento  di Cardiologia in Italia, in corso a Rimini.

Maggioni ha illustrato, insieme al presidente Anmco Fabrizio Oliva ed al presidente designato Massimo Grimaldi i risultati dello studio Bring-Up 63 Scompenso, ultima puntata di ricerca osservazionale Anmco sull’insufficienza cardiaca. ‘’Questa riduzione della mortalità-ha aggiunto il direttore del centro studi Anmco-è sicuramente dovuta all’utilizzo esteso dei farmaci che negli anni si sono dimostrati efficaci in questo tipo di pazienti, ma anche alla maggiore accuratezza di gestione di questi pazienti in generale.

Se poi consideriamo i pazienti che nel tempo hanno dimostrato un miglioramento della funzione contrattile del ventricolo sinistro, generalmente definiti ‘’improved’’, la mortalità ad un anno risulta essere estremamente molto bassa , 1,9%. Questo a ulteriore dimostrazione dell’efficacia dei trattamenti raccomandati. Nel corso del congresso Anmco, sono stati presentati anche risultati del progetto innovativo di ricerca clinica e formazione sul campo di Bring-Up Prevenzione, cui hanno partecipato 189 centri.

Nell’arco di tre mesi- ha spiegato Furio Colivicchi, past president Anmco-sono stati inclusi nello studio 4790 pazienti  con una storia di pregresso infarto miocardico e/o di rivascolarizzazione coronarica. Ad un anno di follow-up, l’obiettivo numero dei pzienti con i livelli di colesterolo LDL ben controllati dalla terapia, secondo le raccomandazioni delle linee guida è stato pienamente raggiunto.

 

 

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